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Professioni: finta riformaNon è un caso che Giano fosse la più antica divinità italica. Giano Bifronte, con due facce oggi protettore della politica. Storicamente, la doppiezza della politica italiana ha una lunga ed illustre tradizione: da Cavour a Giolitti e, più recentemente, dal Pci di Togliatti alla Lega, partiti di “lotta e di governo”. La doppiezza come strategia politica, impone non solo di disattendere i principi o i programmi elettorali nell’arco di una legislatura ma di giungere al risultato diametralmente opposto rispetto a quanto propugnato.

Per fare un esempio, ricordiamo tutti che il Pdl voleva l’abolizione del bollo auto. Ieri si annuncia l’introduzione del “superbollo”. In Italia nel politico che voti puoi scegliere e votare la faccia che preferisci senza scomodarti a cercare un’alternativa in un altro partito. Sei liberale e libertario? Tutti i politici lo sono ma anche no. Anzi, soprattutto no. Nella manovra del governo si annunciano liberalizzazioni e abrogazione delle restrizioni all’accesso agli ordini professionali.

Il Sole24Ore ci rivela, invece, come il governo abbia preso in considerazione l’ipotesi di un disegno di legge collegato alla manovra. La norma sulla liberalizzazioni e sulla cancellazione delle «indebite restrizioni all’accesso» sarebbe stata, quindi, stralciata dalla bozza del decreto legge dopo il confronto a Palazzo Chigi.

Le farmacie e i notai rimangono due categorie esenti da qualsiasi apertura, uniche professioni che hanno un numero programmato e regole per la distribuzione territoriale delle sedi: che questo crei un danno al portafoglio cittadini e alle migliaia di farmacisti-dipendenti non sembra interessare a nessuno. Si annuncia quello che non si fa, si dice quello di cui non si è convinti. Nella schizofrenia della politica è altrettanto evidente che non tutte le professioni abbiano lo stesso peso politico: come dimostrato nel momento in cui è naufragata la proposta di affidamento dei piccoli passaggi di proprietà agli avvocati.

In tale occasione ha vinto qualche migliaio di notai contro avvocati e cittadini, che avrebbero risparmiato. Bersani nel 2006 diceva che quando si annunciano le liberalizzazioni non si fanno. Verissimo, ma trascorso un lustro, oggi anche il Pd, con continuità storica, persegue la politica di Giano con l’avallo della segreteria del partito. Per quanto riguarda l’avvocatura ogni liberalizzazione è stata pubblicamente abiurata in più occasioni. Tuttavia non ci si limita all’“auto da fé”. Gli onorevoli Cavallaro e Orlando sollecitano pubblicamente la celere approvazione della riforma forense all’esame della camera, riforma che decreta la fine della professione libera, tanto da essere stata definita peggiore di quella fascista degli anni ’30. La politica non sembra afferrare che votarsi a Giano nell’era della comunicazione diffusa e di internet è un gioco scoperto. Gli studenti di giurisprudenza ed i colleghi avvocati, infatti, sanno perfettamente che lo stesso Pd ha presentato ddl uguali, per cui sarà ben difficile che la palma dell’approvazione rimanga saldamente nelle mani del Pdl. Gli studenti di giurisprudenza sanno bene che saranno discriminati rispetto agli attuali praticanti, dovendo sostenere un esame d’accesso alla professione ben diverso.

La disciplina transitoria di cinque anni prima del cambiamento dell’esame dimostra che non c’è urgenza di riforma (lasciando invariato il numero annuale di abilitati) o, perlomeno, che la stessa ha ben altri scopi rispetto alla riduzione del numero di avvocati.

I praticanti avvocati sanno bene che le percentuali di promossi nell’esame di abilitazione rimarranno, come quest’anno, incredibilmente basse rispetto alle altre professioni. Che necessità c’è allora di questa riforma? Gli avvocati sanno che malgrado l’affermata centralità del lavoro nei partiti di centrosinistra, c’è chi in base all’articolo 20 della riforma forense vuole, per il tramite della cosiddetta continuità professionale, espungere dall’albo 50.000 avvocati.

La politica vuole le specializzazioni e la formazione per gli avvocati ma come dimostrato dal servizio delle “Iene” di qualche tempo fa, i parlamentari intervistati non conoscono nemmeno la data dell’Unità d’Italia. Due facce una politica. Che liberalizzazioni e che riforme, dunque, per gli avvocati e le professioni tutte? Nella prossima legislatura, con altri partiti, con altri parlamentari, magari non professionisti, una riforma “democratica”, ispirata non a principi corporativi, retaggio del fascismo, ma una riforma solidale, equa, volta alla coesione sociale e all’interesse del paese intero. C’è fra le interpretazioni delle due facce di Giano quella che ne vorrebbe una rivolta al futuro: è quella la sola faccia che vogliamo dalla politica.

titolo: Professioni: finta riforma
autore/curatore: Ivano Lusso
fonte: Europa
data di pubblicazione: 29/06/2011
tags: riforma professioni, ordini professionali, associazioni professionali

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